Ci siamo, dopo un'estate avara di vere emozioni politiche, i partiti hanno iniziato a muovere i loro passi per garantirsi le posizioni in vista della prossima scadenza elettorale.
Gli incontri si tengono, pressoché, quotidianamente e cominciano a delinearsi vecchi stereotipi politici riferiti, per lo più, a varie compatibilità personali e ambientali.
Qualcuno nel centrodestra ha delimitato il proprio recinto e ha stabilito che tutti i soggetti ivi rinchiusi hanno la piena libertà di muoversi in attesa che il Vice-ré nostrano comunichi le proprie decisioni e apra i cancelli in pompa magna. E' il loro modo di vivere la propria libertà.
Nel centrosinistra succede il fenomeno esattamente opposto; non esistono recinti, né steccati, né regole, né indicazioni ed ognuno va avanti per conto proprio, ritenendosi il massimo depositario dell'ortodossia, dice e fa ciò che gli passa per la testa ritenendo di aver pronunciato chissà quale verità o massima da perpetuare.
Alle domande più semplici: cosa fare di questo diavolo di paese, quali sono le prime mosse per costruire un programma serio da applicare sin dai primi giorni di amministrazione, come si intende risolvere il problema delle scuole, della pulizia e dell'ordine di questa sfortunata città, e altri fondamentali quesiti, si ottengono risposte stizzite: ...non è il momento questo... ma state scherzando... ma non dire eresie... ed infine la più gettonata nella hit parade degli amministratori: "...è troppo facile parlare stando alla finestra è più difficile mettersi in gioco e rischiare..." A questa frase mi riprometto di rispondere in altro post per evidenziarne la banalità.
Nel centrosinistra ognuno possiede la propria dose di verità, la propria immarcescibile certezza ma nessuno ricorda che: “ Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola. Solo gli imbecilli son sicuri di ciò che dicono. (Voltaire)” E come tali si comportano.
In un passato post avevo messo in guardia dal guardarsi l'ombelico e cercare di aprirsi rinunciando non alla propria appartenenza ma alla propria allegoria per cercare di fare, forse per la prima volta, un servizio al paese, ed invece no... appena è scattata la competizione elettorale tutti a confrontarsi per vedere chi fa la pipi più lontano. Ma questa volta credo che la stiate facendo tutti controvento.
Nel contempo che gli schieramenti si posizionano (poveri a noi) altre realtà si muovono all'orizzonte politico.
Soggetti che non si ritrovano più negli schieramenti di appartenenza cercano e trovano contenitori che gli diano la possibilità di emergere sia come persone che come gruppo necessariamente in quest'ordine.
Sono stato anche invitato a far parte di tali nuove esperienze e agli amici che mi hanno invitato, e che devo ringraziare, devo una risposta che chiarisca meglio quanto penso di tutto questo.
Non amo tutto ciò che appare all'alba di una campagna elettorale, da sempre è risultato effimero e dura lo spazio di quest'ultima, dopodiché le file vengono scompaginate con poche, pochissime soddisfazioni personali e molte insoddisfazioni.
Meglio sarebbe stato che tali esperienze nascessero il giorno dopo dell'ipotetico ballottaggio e da quel momento iniziasse una vera pratica politica di costruzione dell'idea del futuro paese che vorremmo.
Al contrario si rischia di aprire un vero e proprio orfanotrofio politico con poveri orfani in attesa di una buona famiglia che li possa adottare. E sappiamo bene quale siano le buone famiglie disposte ad adottare, hanno sigle precise.
Mi rendo conto di essere pessimista, ma questo è il rischio che vedo.
Credo profondamente nelle aggregazioni spontanee e credo altresì che, ormai, solo da esse possano nascere le idee migliori. Ed allora, anche per stuzzicare l'iniziativa intrapresa, vi propongo, per il momento, un tema su cui attendo delle risposte.
Passiamo, quindi, a cose concrete. Il Comune di Gallipoli ha, come del resto tutti i comuni italiani, una situazione finanziaria disastrosa. Ed allora si pensa immediatamente a vendere un pezzo o svariati pezzi di patrimonio comunale. La via è facile e sicura non c'è dubbio... ma non viene il dubbio che in presenza di cattivi amministratori, nel senso tecnico del termine, ed a forza di vendere il patrimonio si disperderà inutilmente?
Ho fatto una piccola ricerca catastale molto facile e banale ed ho scoperto che il Comune possiede :
n. 160 appartamenti, n. 20 locali commerciali, 37 magazzini e depositi, n.124 tra box e garage e n.292 particelle di terreno (ho evitato di trasformarlo in ettari per pigrizia). Ed evito di indicare immobili di altro genere come scuole, convitti e quant'altro.
Orbene io non so se questi dati, ripeto ufficiali, siano corretti ma delle due l'una o sono sbagliati e nessuno si è mai preso la briga di correggere ed aggiornare i valori presenti in catasto o sono corretti e nessuno ne ha mai voluto parlare ed approfondire gli aspetti più importanti al fine di renderli produttivi.
Quanto rendono all'Amministrazione pubblica in termini di locazioni? sono locati ? e se non lo sono perche non lo sono? Quanto paga l'Amministrazione pubblica in termini di locazioni? Altra domanda: chi li occupa e a che titolo li detiene? (Sottovoce, è forse questo il problema?) Quante particelle dei terreni sono oggi divenute o possono diventare a breve edificatorie?
Vendere il patrimonio pubblico è una estrema ratio ma farlo rendere è un obbligo che un buon amministratore dovrebbe fare. Non lo so, ma non facendolo mi pare che si incappi in un reato.
Ultima domanda che rivolgo agli amici del nuovo sodalizio avete voglia di approfondire e prendere oggi una posizione in merito alla questione e dibatterla senza infingimenti ne paure?
Porrete al primo punto del vostro programma la trasparenza delle vostre azioni politiche quotidiane? E per trasparenza intendo la possibilità di mettere in piazza sin da subito preventivamente i vostri intendimenti come le vostre azioni al fine di farvi giudicare per quel che fate e non per quel che dite?
Tutto qui, lo so che non è poco ma è tutto qui.
p.s. Fornisco il file dei dati a chiunque lo richieda attraverso il commento al post indicando il proprio indirizzo email