martedì 8 novembre 2011

Ad onor del vero

La galassia berlusconiana si sta sgretolando sotto il peso delle proprie menzogne. 
Ho trovato in rete, pubblicato da LINKIESTA un infogramma interessante che fornisce la rappresentazione plastica delle promesse berlusconiane e delle realizzazioni fatte.
Non hanno tradito solo i loro elettori ma anche tutti gli italiani.









martedì 18 ottobre 2011

Solo due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana e non sono sicuro della prima. (Einstein)

Ci siamo, dopo un'estate avara di vere emozioni politiche, i partiti hanno iniziato a muovere i loro passi per garantirsi le posizioni in vista della prossima scadenza elettorale.
Gli incontri si tengono, pressoché, quotidianamente e cominciano a delinearsi vecchi stereotipi politici riferiti, per lo più, a varie compatibilità personali e ambientali.
Qualcuno nel centrodestra ha delimitato il proprio recinto e ha stabilito che tutti i soggetti ivi rinchiusi hanno la piena libertà di muoversi in attesa che il Vice-ré nostrano comunichi le proprie decisioni e apra i cancelli in pompa magna. E' il loro modo di vivere la propria libertà.
Nel centrosinistra succede il fenomeno esattamente opposto; non esistono recinti, né steccati, né regole, né indicazioni ed ognuno va avanti per conto proprio, ritenendosi il massimo depositario dell'ortodossia, dice e fa ciò che gli passa per la testa ritenendo di aver pronunciato chissà quale verità o massima da perpetuare.
Alle domande più semplici: cosa fare di questo diavolo di paese, quali sono le prime mosse per costruire un programma serio da applicare sin dai primi giorni di amministrazione, come si intende risolvere il problema delle scuole, della pulizia e dell'ordine di questa sfortunata città, e altri fondamentali quesiti, si ottengono risposte stizzite:  ...non è il momento questo... ma state scherzando... ma non dire eresie... ed infine la più gettonata nella hit parade degli amministratori: "...è troppo facile parlare stando alla finestra è più difficile mettersi in gioco e rischiare..." A questa frase mi riprometto di rispondere in altro post per evidenziarne la banalità.  
Nel centrosinistra ognuno possiede la propria dose di verità, la propria immarcescibile certezza ma nessuno ricorda che: “ Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola. Solo gli imbecilli son sicuri di ciò che dicono. (Voltaire)”  E come tali si comportano.
In un passato post avevo messo in guardia dal guardarsi l'ombelico e cercare di aprirsi rinunciando non alla propria appartenenza ma alla propria allegoria per cercare di fare, forse per la prima volta, un servizio al paese, ed invece no... appena è scattata la competizione elettorale tutti a confrontarsi per vedere chi fa la pipi più lontano. Ma questa volta credo che la stiate facendo tutti controvento.
Nel contempo che gli schieramenti si posizionano (poveri a noi) altre realtà si muovono all'orizzonte politico.
Soggetti che non si ritrovano più negli schieramenti di appartenenza cercano e trovano contenitori che gli diano la possibilità di emergere sia come persone che come gruppo necessariamente in quest'ordine. 
Sono stato anche invitato a far parte di tali nuove esperienze e agli amici che mi hanno invitato, e che devo ringraziare, devo una risposta  che chiarisca meglio quanto penso di tutto  questo.
Non amo tutto ciò che appare all'alba di una campagna elettorale, da sempre è risultato effimero e dura lo spazio di quest'ultima, dopodiché le file vengono scompaginate con poche, pochissime soddisfazioni personali e molte insoddisfazioni.
Meglio sarebbe stato che tali esperienze nascessero il giorno dopo dell'ipotetico ballottaggio e da quel momento iniziasse una vera pratica politica di costruzione dell'idea del futuro paese che vorremmo.
Al contrario si rischia di aprire un vero e proprio orfanotrofio politico con poveri orfani in attesa di una buona famiglia che li possa adottare. E sappiamo bene quale siano le buone famiglie disposte ad adottare, hanno sigle precise.
Mi rendo conto di essere pessimista, ma questo è il rischio che vedo.
Credo profondamente nelle aggregazioni spontanee e credo altresì che, ormai, solo da esse possano nascere le idee migliori. Ed allora, anche per stuzzicare l'iniziativa intrapresa, vi propongo, per il momento, un tema su cui attendo delle risposte.
Passiamo, quindi, a cose concrete. Il Comune di Gallipoli ha, come del resto tutti i comuni italiani, una situazione finanziaria disastrosa. Ed allora si pensa immediatamente a vendere un pezzo o svariati pezzi di patrimonio comunale. La via è facile e sicura non c'è dubbio... ma non viene il dubbio che in presenza di cattivi amministratori, nel senso tecnico del termine,   ed a forza di vendere il patrimonio si disperderà inutilmente?
Ho fatto una piccola ricerca catastale molto facile e banale ed ho scoperto che il Comune possiede :
n. 160  appartamenti,  n. 20 locali commerciali, 37  magazzini e depositi, n.124 tra box e garage e  n.292  particelle di terreno (ho evitato di trasformarlo in ettari per pigrizia).  Ed evito di indicare immobili di altro genere come scuole, convitti e quant'altro.
Orbene io non so se questi dati, ripeto ufficiali, siano corretti ma delle due l'una o sono sbagliati e nessuno si è mai preso la briga di correggere ed aggiornare i valori presenti in catasto o sono corretti e nessuno ne ha mai voluto parlare ed approfondire gli aspetti più importanti al fine di renderli produttivi.
Quanto rendono all'Amministrazione pubblica in termini di locazioni?  sono locati ? e se non lo sono perche non lo sono?   Quanto paga l'Amministrazione pubblica in termini di locazioni?   Altra domanda: chi li occupa e a che titolo li detiene? (Sottovoce, è forse questo il problema?) Quante particelle dei terreni sono oggi divenute o possono diventare a breve edificatorie?
Vendere il patrimonio pubblico è una estrema ratio ma farlo rendere è un obbligo che un buon amministratore dovrebbe fare. Non lo so, ma non facendolo mi pare che si incappi in un reato.
Ultima domanda che rivolgo agli amici del nuovo sodalizio avete voglia di approfondire e prendere oggi una posizione in merito alla questione e dibatterla senza infingimenti ne paure?
Porrete al primo punto del vostro programma la trasparenza delle vostre azioni politiche quotidiane?   E per trasparenza intendo la possibilità di mettere in piazza sin da subito preventivamente i vostri intendimenti come le vostre azioni al fine di farvi giudicare per quel che fate e non per quel che dite?
Tutto qui, lo so che non è poco  ma è tutto qui.  


p.s. Fornisco il file dei dati a chiunque lo richieda attraverso il commento al post indicando il proprio indirizzo email


lunedì 27 giugno 2011

Troppo furbi

Il Presidente, rivolto al proprio Cancelliere che tentava di spiegare la differenza tra le persone stupide e furbe, affermava che la più sicura differenza non era quella, bensì era tra le persone furbe e quelle troppo furbe. Egli asseriva che con le stupide facciamo quello che vogliamo, con le furbe la soluzione è metterle al proprio servizio, con le troppo furbe, anche quando stanno dalla nostra parte, sono intrinsecamente pericolose; con i loro atti continuano a dirci di stare attenti a loro ma, generalmente, non  badiamo a quegli avvertimenti e ne subiamo le catastrofiche conseguenze.
In un brano del “Saggio sulla lucidità” di Saramago trovo l'esatta fotografia dei recenti comportamenti amministrativi di alcuni personaggi.
Persone stupide, furbe e troppo furbe si affastellano nella mente e si riflettono nei  volti conosciuti dei nostri politici. 
A tracciare l'esatto identikit di ognuno ci sarebbe il rischio di vederli offesi per la dimenticanza di averli inseriti in una delle tre categorie, anche gli stupidi potrebbero, anzi vorrebbero, menar vanto della propria appartenenza, e di stupidi ne esiste una moltitudine in politica, quindi posso continuare a ragionare per categorie che contengono, forse con egual misura, la stessa attiva partecipazione.
 La sinistra o il centrosinistra o quello che ne rimane pullula di persone troppo furbe.
E' un ideale collettivo, un vezzo fattosi abitudine che discende da un vecchio presidente del consiglio tafazziano che negli ultimi decenni  ha contaminato la propria classe politica e che ha depositato nella nostra terra centinaia di larve che mano a mano vanno schiudendosi provocando danni seri a se e agli altri. Gli stupidi siamo noi che continuiamo, nonostante tutto, a credere che questi possano rappresentare l'avvenire e deleghiamo loro il nostro futuro.
L'esito della recente esperienza ne è la dimostrazione lampante.
Ho criticato duramente l'inizio dell'avventura ma ne ho accettato, stupidamente, l'evolversi confidando sinceramente nel suo buon esito. Conoscevo i rischi che si correvano e, tra questi rischi, era incluso una implosione della politica del centrosinistra che ora si trova senza arte ne parte. Non un personaggio di riferimento nè un partito che possa rappresentare una guida illuminata nel difficile percorso. 
Tutto svanito. 
A commentare lo schieramento ipoteticamente opposto basterebbe un aforisma di Indro Montanelli “ La servitù, in molti casi, non è la violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi” e qui in quanto a servi, non si contano quanti ce ne sono e come tutti i servi che si rispettino predomina la maggioranza dei furbi.  Siamo all'eccellenza sia per amore che per denaro, in loro si nota la legittima aspirazione nella ricerca di uno spazio, sgomitano per avvicinarsi al loro sole. Anche a costo di bruciarsi e, alla fine appaiono come povere voci bianche mischiate in un petulante coro.
I più ardimentosi poi sono quelli che provengono dal campo avverso.
Vengono chiamati dai troppo furbi a rappresentare se stessi quasi che posseggano una loro dote elettorale dopodiché si trasformano in furbi scherani ai quali ben si adatta l'aforisma montanelliano.
E creano danni, consapevoli che a pagar dazio non saranno loro, casta imbelle, ma una intera popolazione.
E quando passa la nottata? ...   verrebbe da dire mai.
Ora  avete tutto il tempo che volete per riflettere. Ma non presentatevi a marzo con qualche invenzione delle vostre o con minestre riscaldate e stantie.
La situazione non consente più atteggiamenti di arroganza e presunzione. 
Una sola possibilità può salvare questo paese:  che tutti i partiti del centrosinistra abbandonino il loro orticello, ormai secco e avvizzito, e consentano la formazione di una lista civica che rappresenti al meglio la società civile per il bene di questo disgraziato paese. 
Al contrario andate al diavolo (e mi sono trattenuto).

lunedì 13 dicembre 2010

Tanti auguri scomodi

Carissimi,
non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi “ Buon Natale” senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l'idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l'ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.

Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!

Gesù che nasce per amore via dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio. Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.

Maria che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l'inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe che nell'affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l'aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.

I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell'oscurità e la città dorme nell'indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.

I pastori che vegliano nella notte “facendo la guardia al gregge” e scrutano l'aurora vi diano il senso della storia, l'ebbrezza delle attese, il gaudio dell'abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere che è poi l'unico modo per morire ricchi.

Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza
                                                                     
                                                                                          don Tonino Bello
                                                                                                  Vescovo



Molto sommessamente tanti auguri di buone feste da un laico che crede nella forza della parola e del pensiero da qualunque parte provenga.
                                                                                                   Nicola Selleri


Intervento Arch. De Paolo

Pubblico volentieri il contributo dell'arch. De Paolo 
                                             
                                                                *  *  *  *  *  *  *  *

LA COMUNICAZIONE ED IL DIALOGO COME BASE TECNICA
La situazione descritta dal Dott. Selleri definisce un quadro problematico e di difficile soluzione tecnica. Di fatto le aree che dovrebbero essere destinate alla programmata espansione urbanistica del comune di Gallipoli secondo il P.R.G. in vigore si infrangono sulla barriera normativa definita dal Piano Paesaggistico, che per la Puglia è introdotto attraverso il P.U.T.T.
Non voglio essere nozionistico sulla materia e mi limiterò a far osservare che, essendo il Piano Paesaggistico Regionale è uno strumento di pianificazione e gestione territoriale di livello superiore ai P.R.G. Comunali, per venire incontro ai comuni, la Regione, nell'iter di stesura ed approvazione del piano interagisce con loro, secondo sistemi ben codificati e normati, al fine di garantire un giusto equilibrio tra la salvaguardia del territorio e le legittime esigenze della popolazione che lo abita. Questo sistema permette di adeguare i due piani calibrandoli per non bloccare, come di fatto è accaduto a Gallipoli, la naturale espansione urbanistica delle città (non quella speculazionistica).
Ho avuto la fortuna di lavorare a Roma nello studio di uno dei relatori del penultimo Piano Paesaggistico del Lazio (il loro P.T.P.) e consulente nell'ultimo e quindi di capire alcuni meccanismi empirici del sistema. Nella prima stesura del Piano Regionale, il progettista tende a inserire il maggior numero di vincoli possibili, sicuro del fatto che si instaurerà mediante il meccanismo delle osservazioni al Piano da parte dei Comuni, una sorta di trattativa che porterà ad una riduzione degli stessi vincoli fino ad una percentuale che comunque garantisce le finalità di salvaguardia, ma non blocca le proiezioni dei P.R.G. Probabilmente all'epoca non vi è stata una sufficiente comunicazione tra i soggetti in causa e quindi la situazione del territorio di Gallipoli è rimasta di fatto alla prima stesura o quasi. Mi sembra inutile ragionare sul passato e su chi ha colpa di cosa, anche perchè non conosco bene gli accadimenti dell'epoca, più interessante diventa il pensare a come uscire da questa situazione di stallo che, come fa notare giustamente il Dott. Selleri, ha una importante incidenza sulla economia locale e di conseguenza sulla società cittadina.
Sono sicuro che la nuova Amministrazione gallipolina sia mossa da uno spirito propositivo e da l'entusiasmo di chi vuole dimostrare e posso auspicarmi che si inizi ad instaurare un filo diretto con la Regione che possa portare a rivedere le indicazioni del P.U.T.T. in forma non solo puntuale (come a seconda delle iniziative si cerca di fare), ma sull'intero territorio comunale ed in maniera ragionata. Si potrebbe istituire di un tavolo tecnico di confronto e di discussione, prima comunale, per definire le strategie e le linee guida, poi con la Regione, con una proposta di Variante al Piano Regionale per Gallipoli, alla ricerca dell'equilibrio tra i vari livelli di piani, essenza indispensabile di un buon governo del territorio. Nota positiva è l'avvio della procedura che porterà alla stesura del nuovo strumento urbanistico comunale (l'odierno P.U.G.), ma viste le tempistiche e che comunque questo si dovrà adattate alle indicazioni del P.U.T.T., sembra evidente la necessità di attivare subito il dialogo con la Regione, che andrà coltivato quotidianamente, facendo presente le reali emergenze e necessità del territorio. Il dialogo e la comunicazione tra le parti, come nella vita, sono la strada per ricercare l'equilibrio, a patto che vi sia la volontà di percorrerla insieme e di far seguire alle parole le azioni.
Le lettura di questo scritto forse può risultare un po' pesante ma spero possa contribuire a chiarire, anche se in forma semplificata, alcuni aspetti tecnici e, soprattutto, stuzzicare ulteriormente il dibattito e le volontà. Cordialmente.

                                                                                                          Carlo de Paolo

venerdì 3 dicembre 2010

Gli studenti scrivono al Presidente del Consiglio

 Pubblico volentieri la lettera che gli  studenti  hanno inviato al Presidente del Consiglio
Caro Presidente del Consiglio,

le scriviamo perché sentiamo l’esigenza e il dovere,da studenti e da cittadini,di spiegare cosa è accaduto ieri. Ci concederà,spero,questa premessa:molti studenti presenti alla manifestazione non solo non hanno mai messo piede in un centro sociale ma possiedono anche un’ottima media;potremmo presentarle più di un libretto,ma non lo faremo perché noi sappiamo chi siamo e questo è sufficiente.
Ma torniamo al fine di questa lettera e lo facciamo con una domanda che lei tante volte si sarà posto:perché queste persone-studenti,lavoratori,artisti,ecc-manifestano?In genere la risposta è che le rivolte sono rivolte di “pancia”,di fame,dovute alla crisi economica globale. Certamente. Ma ci permetta di illustrarle un altro punto di vista e lo facciamo attraverso le parole di uno storico Edward Palmer Thompson che,in questo saggio che citiamo,riflette sulle rivolte popolari inglesi del XVIII secolo “(…)E’ certamente vero che i disordini erano innescati dai prezzi saliti alle stelle,dagli abusi compiuti dai negozianti,dalla fame. Ma queste rimostranze agivano all’interno della concezione popolare che definiva la legittimità e l’illegittimità dei modi di esercitare il commercio ,la molitura del frumento,la preparazione del pane,ecc. E questa concezione,a sua volta,era radicata in una consolidata visione tradizionale degli obblighi e delle norme sociali ,delle corrette funzioni economiche delle rispettive parti all’interno della comunità,che,nel loro insieme ,costituivano l’economia morale del povero. Un’offesa contro questi principi morali,non meno di un effettivo stato di privazione,era l’incentivo abituale per un’azione immediata.”
Le citiamo infine,uno slogan-accusa che i contadini rivolgevano nel Settecento ai mugnai,”il male del tempo”: Perché prima rubava ma con cortesia,ma ora è oltraggiosamente ladro.
Non ci fraintenda. Noi non stiamo accusando il suo governo di essere oltraggiosamente ladro,noi accusiamo l’Italia tutta di esserlo. La nostra patria è divenuta ladra di sogni,di speranze e di verità.
Accusiamo perfino le nostre madri e i nostri padri che continuano a difenderci dal mondo,da internet e da facebook e non hanno ancora compreso che in questi anni il vero pericolo sono stati loro,la loro incapacità di critica,la loro incapacità di volere.
Condanniamo l’indifferenza poiché crediamo che la qualità di una società è inversamente proporzionale alla quantità degli indifferenti.
E in ultimo condanniamo noi stessi di non essere abbastanza bravi da rendere chiara l’evidenza. L’evidenza è questa:noi siamo la futura generazione di precari o meglio,noi andremo a ingrossare le file di quella che possiamo definire “la classe dei precari”.Così come la Rivoluzione Industriale ha prodotto la classe operaia,rivoluzionaria per eccellenza,ecco che questo sistema in cui la speculazione è sfociata nello sfruttamento,ha provocato la nascita di una nuova classe rivoluzionaria,i cui membri non formano “strutture”,ma i cui legami si basano sulle relazioni e su una medesima condizione umana.
Lei ci insegna che un uomo può cambiare un Paese,noi fortunatamente siamo migliaia,forse milioni.
Sta certamente comprendendo quello che le stiamo dicendo. Le daremo una dritta,da sciocchi quali siamo. Ciò che deve temere di più è la felicità pubblica,ovvero quel sentimento antico quanto la Rivoluzione Francese,che si spiega più o meno così: l’uomo comprende di essere uomo solo quando è in movimento,e di questo ne scopre il divertimento,il piacere,puro,dello stare insieme. La Felicità Pubblica. Il resto è un colpevole silenzio e un’inquieta sensazione di noia. Ieri per la prima volta è tornata. Quello che ha visto non era follia,ma per l’appunto felicità. Felicità collettiva.
E questa volta sappiamo per certo che lei non potrà comprendere.
Cordiali saluti.

Elisa Albanesi,

Assemblea di Lettere Occupata.